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27 dicembre 2011 2 27 /12 /dicembre /2011 08:05

 

di Antonio Socci
Tramite il sito Lo Straniero, il sito web ufficiale di Antonio Socci

 

In effetti è stato un sogno strano quello di stanotte. Lo ricordo benissimo in tutti i dettagli. Io mi trovavo solo, a un tavolino del bar davanti a Montecitorio, in un viavai di politici dai volti indecifrabili.

Sfogliavo quotidiani di banchieri che peroravano la causa di banchieri, fogli di industriali che sostenevano la causa di industriali e giornali di partito che sostenevano il proprio partito.

Tutto trascinato da fiumi di futilità, anche sull’incombente Natale. Niente di nuovo sotto il sole.

PAROLA DI PLATONE
Ubriacato da tanta noia e tristezza – sorseggiando un caffè – aprii un libro dove si riportava un passo del “Fedone” di Platone:

Pare a me, o Socrate, e forse anche a te, che la verità sicura in queste cose nella vita presente non si possa raggiungere in alcun modo, o per lo meno con grandissime difficoltà”.

Così esordiva il filosofo greco. Lui però, a differenza degli intellettuali di oggi, consigliava di “appigliarsi al migliore e al più sicuro tra gli argomenti umani e, con questo, come sopra una barca, tentare la traversata del mare (cioè della vita). A meno che” aggiungeva Platone con un’intuizione geniale “a meno che non si possa con maggiore agio e minore pericolo fare la traversata con qualche più solido trasporto, cioè con l’aiuto delle rivelata parola di un dio”.

Il mio maestro mi aveva entusiasmato tanti anni fa perché mi aveva mostrato che quella pagina era una folgorante profezia del cristianesimo.

Infatti a distanza di secoli, quasi in risposta a Platone, san Giovanni inizierà il suo Vangelo proprio con la notizia che quella navicella del dio era arrivata: “Il Verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi”.

Nel sogno di stanotte però non provavo la meraviglia di un tempo. Ero sopraffatto da un sentimento di angoscia per l’oscurità dei tempi e anche per il dolore relativo a un bimbo piccolo che era gravemente ammalato.

A questo punto del sogno si è verificato di tutto.

IL SOGNO
Mi ha telefonato un amico, prete di una borgata romana. Con voce concitata mi ha detto che era accaduta una cosa straordinaria nelle campagne di Tor Vergata: sei ragazzi che giocavano a pallone in un campetto, si sono accorti di una forte luce che arrivava da alcune baracche lì vicine.

Si sono avvicinati: c’erano una giovane ragazza e un uomo dalla barba scura. Avevano un bambino appena nato. Sorridevano. Erano vestiti come Maria e Giuseppe nel presepe e, in effetti, erano proprio loro: Gesù era nato di nuovo, lì a Tor Vergata, in questo dicembre 2011.

I ragazzi stupiti e contenti erano poi andati a raccontare a tutti cos’era successo. Stava cominciando ad arrivare gente. Dopo poco ricevevo la telefonata di mia moglie che, anche lei con voce concitata, mi riferiva di aver portato lì il bambino malato.

Con una carezza del neonato Gesù era sparita la febbre a 40 che aveva da giorni e tutti i dolori. Lei piangeva e rideva di gioia mentre mi riferiva i fatti. Mi diceva che stava arrivando ancora gente e molti portavano malati, e continuavano a verificarsi guarigioni.

LE REAZIONI
Io strabiliato e commosso, nel sogno, mi mettevo a correre per portare la notizia in Vaticano. Ma lì un monsignore chiamò due marcantoni della gendarmeria sostenendo che c’era un pazzo pericoloso.

Arrivava pure un cardinale a cui riferivo i miracoli che stavano accadendo. E lui: “non dica idiozie, non esistono i miracoli!”.

Io gridavo che volevo parlare col papa, che lo conoscevo personalmente, ma il papa era inaccessibile, isolato, da giorni. Feci appena in tempo a scorgerlo a una finestra, invecchiato e triste.

Provai a sbracciarmi dal cortile perché volevo confortarlo con questa meravigliosa notizia, lui si accorse di me, ma subito qualcuno lo prese sottobraccio e lo allontanò dalla finestra.

Scappai di corsa per evitare i gendarmi. Andai allora alla redazione di quello che credevo un giornale cattolico. Ma non sembrarono interessati: erano occupati a rintuzzare i radicali sull’Ici della Chiesa e sull’otto per mille.

Restai perplesso, anche perché notai che alle pareti, al posto del crocifisso e della foto del Papa, c’erano altre due foto incorniciate: di Napolitano e di Monti.

In un baleno – come accade nei sogni – mi ritrovai sul viale per Tor Vergata.

LA CAPANNA…E IL FISCO
C’era tanta gente che andava a vedere questo evento.

Anche tre ragazze straniere, che si prostituivano sulla strada, sentita quella notizia, si misero in cammino, stando un po’ in disparte, intimidite.

Quando arrivai vidi che c’erano diversi poliziotti e alcuni funzionari del fisco che discutevano con la gente della zona e con il parroco.

Pretendevano di far pagare a tutti l’occupazione di suolo pubblico e l’Ici sulla prima capanna anche alla Sacra Famiglia.

Quando seppero chi erano dedussero che la prima capanna era a Betlemme, dunque quella era la seconda: tariffa superiore. E volevano tassare la prima come casa all’estero.

Poi cominciarono a sindacare sui doni che molti lasciavano al bambino, specialmente sui regali in denaro e infine, adocchiate le tre ragazze di strada che stavano in un angolo, a guardare commosse il bambino, chiesero loro se per caso facevano quel certo mestiere: così contestarono i loro guadagni in nero, non dichiarati e non tassati.

I SAPIENTONI
Il giorno dopo sui quotidiani i più noti intellettuali commentarono la notizia con sarcasmo e disprezzo: misero alla berlina i protagonisti di quell’episodio di “allucinazione collettiva” (così lo definirono).

La gente – sentenziarono i saputoni – era affetta da grave superstizione: le masse popolari erano state intossicate e suggestionate dalla televisione che in quei giorni – aggiunsero – aveva parlato troppo del Natale.

Intervennero anche famosi teologi o (sedicenti) specialisti di cose religiose che condannarono questo gretto “miracolismo” così poco spirituale e tanto fastidiosamente interessato a guarire dalle malattie.

Biasimarono il fatto che tutta quella gente si fosse precipitata alla baracca invece di andare ad ascoltare le loro dotte conferenze religiose e tuonarono: “è un relitto di medioevo che sarà bene dimenticare in fretta. Non è ammissibile, dopo il Concilio, che accadano queste cose”.

Anche dal Quirinale trapelò un certo disappunto e subito le firme giornalistiche più sensibili agli umori presidenziali criticarono il chiaro esempio di fanatismo riferendo che il Capo dello Stato avrebbe ufficiosamente commentato: “l’Italia è una e deve restare tale. Fatti di questo genere provocano divisione nel Paese in un momento in cui è necessaria la massima coesione nazionale”.

Addirittura dal Parlamento europeo e dalla Commissione di Bruxelles arrivarono condanne dell’evento, cioè della nascita di quel Bambino, giudicato un esempio di discriminazione nei confronti di credenti in altre religioni e un pericoloso incitamento alla procreazione mentre il pianeta – a loro dire – soffre di sovrappopolazione.

PUNIZIONI
Non mancarono di sollecitare provvedimenti punitivi nei confronti del parroco di quella borgata che – invece di stroncare sul nascere il “dissennato afflusso” di gente – aveva rilasciato interviste a tutte le tv riferendo i prodigi che aveva potuto vedere, fornendo i nomi e i recapiti di coloro che erano stati guariti.

Considerata la possibilità che l’Italia – ormai commissariata dalla Bce, dal Fmi e dall’Europa – venisse penalizzata da decisioni comunitarie derivanti da tale condanna per “intolleranza religiosa”, subito il governo fece passi formali presso la Curia che provvide a sospendere “a divinis” il parroco suddetto.

E la magistratura aprì un’indagine per “abuso della credulità popolare” ed “esercizio abusivo della professione medica”.

LA GIOIA DEI SEMPLICI
La gente semplice però era stupita di quello che aveva visto e i malati contenti di aver trovato chi li aveva sollevati dalle loro pene.

Per giorni continuarono a parlare dei fatti che si erano verificati davanti a loro. E tutti lodavano Dio che aveva avuto pietà di loro e ricordavano la tenerezza dello sguardo della Madre.

Fin qui il mio sogno. Ma voi pensate che sia stato solo un sogno?

*Sogno di Natale…. o no?

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commenti

V
NORMALI EVENTI CRITICI<br /> <br /> Bulli, droga, adolescenti in affanno e adulti in preda al panico, comunicazione balbuziente e mala gestione dei conflitti che degenerano, insomma un effetto trascinamento che non assolve nessuno,<br /> anzi crea le basi per sempre nuove drammaticità.<br /> Siamo abituati a vedere e pensare agli effetti causati dalla droga, quella dei composti chimici, dei derivati, delle sostanze dai nomi bizzarri, e non ci accorgiamo di quanto sta accadendo e<br /> sbancando alle fondamenta la nostra società di primi della classe.<br /> Forse è il momento di affermare che l’alcol è una droga proprio come qualsiasi altra consorella, colpisce la mente, il cuore e il corpo, come ogni maledetta sostanza.<br /> Alle fermate degli autobus, al pub, in discoteca, stanno con la bottiglia in mano, con lo spinello in bocca, con la bustina negli slip, senza bisogno di coprirsi il volto, gli occhi arrossati, c’è<br /> libertà di mostrare quel che non si è, c’è libero suicidio e c’è libero omicidio, insomma c’è libertà come una prostituta.<br /> E’ una rappresentazione teatrale in cui gli attori recitano senza copione, il “regista” di turno non fa caso a questo andazzo collettivo, quando è un po’ allarmato, mette qualche paletto, regola,<br /> norma, così gli attori diventati improvvisamente bambini, perdono il controllo, bicchieri adolescenti e bottiglie adulte si scambiano di posto, ognuno veste i panni dell’altro, nessuno è capace di<br /> consigliare l’altro, quanto meno di accompagnarlo a casa, se non proprio al sicuro.<br /> L’alcol non è considerato alla stregua di una vera e propria droga, non c’è consapevolezza dei guasti fisici e psichici che procura, delle scomparse numerose provocate dal suo uso e abuso, eppure<br /> si tratta di un problema urgente da prendere di petto, non solamente attraverso la solita cartellonistica virtuale, una sorta di pizzo da pagare al suo consumo, al suo commercio, alla sua vendita<br /> pressoché smisurata.<br /> La droga-alcol non si limita a consumare fino alle ossa le persone, nelle comunità terapeutiche piene di utenti alcolisti, nelle carceri stracolme di persone da doppia diagnosi, dalla devastazione<br /> psichica, alle depressioni dirompenti, ci sono i riscontri di questa vera e propria piaga sociale.<br /> Abbiamo cultura del rischio insito nella droga, ne abbiamo molto meno delle bevande alcoliche, slogan e coretti da stadio esaltano il buon vino, la buona birra, intrugli e altre composizioni, come<br /> a dire “ bere e campare cent’anni”.<br /> E’ sufficiente varcare i cancelli di una comunità terapeutica, dedicare una visita agli spazi e i corridoi della Casa del Giovane ( per questo motivo insisto a dire che è importante continuare a<br /> invitare le scuole, dalle elementari, alle superiori, alle università ), per renderci conto di quale nemico stiamo parlando, di quale killer stiamo discutendo, a quale macabro gioco al massacro<br /> stiamo assistendo.<br /> Forse è giunto il momento di ritrovare un possibile equilibrio, cominciando da una corretta comunicazione, che non faccia abituare alle “circostanze critiche, agli eventi critici” declinazioni<br /> criptate, di non facile lettura, per non allarmare troppo l’opinione pubblica quando un giovanissimo entra in coma etilico oppure ci ha abbandonati per sempre.
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V
IL NATALE NON E’ IN VENDITA<br /> <br /> Il Bambino nasce per ogni uomo libero,<br /> per tanti altri ai ceppi,<br /> qualcuno dimenticato,<br /> per ciascuno che ritorna alla propria casa.<br /> E’ un tempo di ricongiungimenti auspicati,<br /> di separazioni schiodate ai legni,<br /> di una pena che non possiede cadenza<br /> dei domani che bussano alla porta.<br /> Natale è festa sprovvista di timbri sul passaporto,<br /> non concede autorizzazione<br /> né rilascia vacanze pagate al miglior offerente,<br /> è attesa che non regala favole inventate,<br /> lettura di qualche pagina consunta<br /> dalle dimenticanze,<br /> usurate,<br /> nell’indifferenza.<br /> E’ Avvento di perdono che non teme tradimenti,<br /> non lascia scampo alle attenuanti,<br /> quelle comode di ieri,<br /> di oggi che è già domani,<br /> non sta nascosto alle parole,<br /> ai gesti, ai comportamenti.<br /> Non sarà Natale delle solite promesse,<br /> delle rese,<br /> delle perdite consistenti,<br /> non sarà percorso di gara<br /> da affrontare con il numero UNO<br /> in bella mostra sulla pettorina,<br /> quel Bambino nasce per tutte le colpe<br /> che non sono facili da raccontare,<br /> per formare un sentiero<br /> dalle radici piantate profonde,<br /> affinché l’albero della vita<br /> non tema il vento né la tempesta<br /> che pure ci saranno.<br /> E’ momento di con-partecipazione,<br /> di cittadinanza e appartenenza a un progetto,<br /> richiamo per coloro che non vedono,<br /> guardano a ciò che è accaduto,<br /> a ciò che ancora accade tutti i giorni,<br /> senza pensare a questa venuta<br /> che induce a prendere coscienza,<br /> a non avere paura dei muri di gomma,<br /> del prossimo rimbalzo,<br /> del potere che non fa servizio,<br /> e rimanda alla strada del tempo freddo<br /> che non finisce,<br /> spinge fuori<br /> dalle assi di coordinamento sociale,<br /> sbalestrate al punto da intenderle<br /> linee architettoniche inarrivabili.<br /> Riconoscere Natale non sta nell’acquisto<br /> dell’albero di luce meglio addobbato,<br /> alla messa di mezzanotte<br /> perentoriamente in prima fila.<br /> Quando la pietà non fa scaramucce,<br /> è pietà che non ha coraggio da vendere,<br /> solamente da offrire,<br /> mai miserabile o miserevole,<br /> è pietà che offre alla gamba di spinta<br /> un lungo e lento viaggio di ritorno,<br /> per chi non ha voce,<br /> non ha più tempo,<br /> non ha amore.<br /> Per chi possiede ancora un barlume di dignità,<br /> persino quando la vicinanza è imbarazzante,<br /> con quanti si ritengono giudici ultimi,<br /> nei giudizi espressi,<br /> senza conoscere e senza sapere<br /> chi vive e chi muore,<br /> chi cammina con le ginocchia consumate,<br /> o quanti non ce la fanno più neppure ad arrabbiarsi,<br /> figuriamoci mantenere viva la speranza.<br /> Non sarà il solito Natale in vendita,<br /> è un monito a difesa di chi ha bisogno,<br /> di chi rimane indietro,<br /> di chi è in difficoltà,<br /> non ci sarà bisogno di recarsi<br /> al mercato delle bugie<br /> per acquistare un altro po’<br /> di quella speranza indignata,<br /> essa sta dietro ogni croce piegata,<br /> ogni fossa scavata malamente,<br /> ogni fallimento del cuore,<br /> non del portafoglio.<br /> Non sarà Natale da comprare,<br /> bensì una relazione d’amore<br /> da fare crescere insieme,<br /> lascerà sparse orme buone,<br /> non saranno quelle del famoso Orso,<br /> ma sono certo<br /> fanno un po’ di aiuto<br /> per un mondo finalmente migliore.
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  • : IL PUNZECCHIATORE
  • : ....oggi come oggi si tende a non esprimere pubblicamente le proprie idee per non urtare la sensibilità dell'altro,questo alla lunga può far perdere la propria identità ad un intera generazione. A.O
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