Allarmante , ma cosa stà
succedendo?
Non so cosa stà succedendo in questi ultimi giorni , forse il troppo caldo , forse l'estate , ma così tanti delitti in questo ultimo periodo da parte di uomini lasciati mi hanno veramente lasc iato sbigottito. Io non sono un esperto ,ma credo che anche gli esperti ci capiscano poco ma sicuramente più di me. Io sono una persona semplice che si alza al mattino come tanti altri uomini ,mariti , padri di famiglia e che cerca di affrontare la vita tra tante difficoltà ma anche tra tante gioie, anzi sono molte di più le gioie , è che spesso non gli diamo il giusto peso. E queste gioie sicuramente te le danno i figli , ma molto di più la persona che hai di fianco . E non importa se è facile la battuta " se tornassi indietro non mi sposo" oppure "chi me l'ha fatto fare" . Queste sono solo battute che lasciano il tempo che trovano , perchè poi se non abbiamo la nostra metà di fianco per un giorno intero ci sentiamo già soli. Avrei tante cose da dire , tante riflessioni da fare , ma è meglio che leggiate questi due o tre articoli che vi propongo , poi magari ci torniamo sopra.
ciao dal vostro punzecchiatore.
La catena di uccisioni da parte di uomini lasciati
E la donna da secoli ci perdona
LE TRAGEDIE
Eleonora Noventa
La studentessa di soli 16 anni è stata uccisa domenica dal suo ex fidanzato, Fabio Riccato, 30 anni neolaureato in biologia che non accettava l’addio.
Eleonora NoventaAveva da poco vinto la causa di separazione con il marito, Omar Bianchera. «Io mia moglie la uccido», aveva detto e così poi ha fatto lo scorso il 25 aprile.
Cristina Rolle
Aveva cercato di affrontare con serenità il problema dell’affidamento delle figlie. Il marito Giampiero Prato ha preso un coltello e l’ha uccisa davanti al giudice lo scorso 11 maggio.
Daniela Gardoni
La ragazza aveva 23 anni ed era fidanzata con un carabiniere il quale aveva un’altra donna che attendeva un figlio da lui. Il 6 giugno lui le ha sparato un colpo in testa durante una lite.
Michelina Wojcicka Simona Melchionda
È stata uccisa il 17 giugno dal suo fidanzato,Vito Calefato, 33 anni che aveva deciso di lasciare.
Alicia Brunilda
Domenicana, viveva a Vescovado Di Murlo (Siena), con il marito Juan Ramon Garcia Cappellan.
Il 27 giugno lo lascia. Lui la investe investe con l’auto.
Maria Montanaro e Sonia Balconi L’unica cosa che lega le due donne è che sono state uccise il 30 giugno dalla stessa mano, quella di Gaetano De Carlo, ex fidanzato della prima che si era invaghito anche della seconda.
Sonia Balconi
Simona Melchionda
Il 1 luglio, è stata uccisa dall’uomo con cui conviveva, un bulgaro, perché si lamentava della condizione di estrama povertà in cui lui la faceva vivere.
Maria Montanaro
Debora Palazzo
Aveva solo 20 anni e aveva deciso di chiudere la storia con il suo ragazzo, Riccardo Regazzetti. Lui le ha sparato due colpi al cuore, lo scorso 3 luglio.
Angela Nijmic
Bancaria, collaboratrice de “Il Tempo” è stata uccisa dall’uomo che si era invaghito di lei.
Roberta Vanin
A 43 anni aveva lasciato il suo fidanzato Andrea Donaglio, anche se continuava a lavorare con lui nel negozio di prodotti biologici a Spinea (Venezia). Lui l’ha uccisa il 6 luglio nel negozio con 50 coltellate.
Chiara Brandonisio
L’8 luglio a Bari è stata assassinata da un uomo, che l’ha colpita a sprangate: i due si erano conosciuti attraverso Facebook e lui allacciare un rapporto.
Debora Palazzo Anna Maria Tarantino
In poche settimane 14 omicidi. Ieri un’albanese uccisa nel Cuneese, morto anche l’amico
DA MILANO ANTONELLA MARIANI
Clara, accoltellata ieri a Napoli dal marito che non accettava la separazione, forse si salverà. È in prognosi riservata, gravissima all’ospedale di Napoli, ma i medici sperano che il suo nome non si aggiunga all’elenco lunghissimo delle vittime della follia omicida maschile: dieci nelle ultime due settimane, quattordici in due mesi. La giovane albanese aggredita ieri sera a Ceva, nel Cuneese, invece no: Caterina Markovic, 24 anni, camminava con un ragazzo italiano, Salvatore Santia, di 28, quando la rabbia del suo assassino, un connazionale accecato dalla gelosia, le è piombata addosso, senza lasciarle scampo. Anche il giovane è morto poche ore dopo nel reparto di rianimazione dell’ospedale. Ancora Eleonora Noventa: aveva 16 anni ed è caduta sabato vicino a casa, ad Asseggiano, fuori Mestre, sotto i colpi di un uomo più grande di lei, un 30enne appena laureato, che poi ha rivolto l’arma su di sé. E prima, non lontano da lì, Roberta Vanin, 43 anni, anche lei accoltellata da un fidanzato che non si rassegnava alla fine della loro storia e che poi ha cercato di uccidersi. E poi, ancora, in questa estate rovente, Maria Montanaro e Sonia Balconi: non si conoscevano, abitavano a decine di chilometri di distanza, ma avevano avuto entrambe una relazione con l’uomo che le ha raggiunte, l’una a Chieri, l’altra a Rivolta d’Adda e le ha massacrate prima di togliersi la vita.
Cosa sta accadendo al rapporto tra uomo e donna? Come trovare una ragione agli atti disumani di uomini che non accettano un «basta, è finita», che non vogliono rinunciare a una donna vissuta come preda, oggetto, possesso? «C’è una fragilità psicologica delle fasce giovanili che la società non riesce a contenere», azzarda il procuratore di Venezia che indaga sull’omicidio- suicidio di Asseggiano, Carlo Mastelloni. «Una fragilità che presuppone uno stato fortemente nevrotico, che può dare spazio a raptus di violenza estrema nei casi di accesi confronti interpersonali», continua il magistrato. Il «mi lasci, ti sparo» può nascere da un raptus, ma a volte invece è frutto di un’ossessione. Come nel caso di Clara Esposito, la colf 42enne ridotta in fin di vita dal marito Giovanni Esposito ieri a Napoli. Lei era tornata a vivere con i suoi genitori perché esasperata dalle continue minacce del compagno, che già qualche giorno fa aveva cercato di strangolarla. Orrore su orrore. E forse anche il pericolo dell’emulazione: lo ha evocato ieri il parroco di Spinea ( Venezia), davanti alla bara bianca di Roberta Vanin, uccisa il 6 luglio. Commosso, don Antonio Genovese, ha parlato del perdono offerto dai genitori all’omicida della figlia, Andrea Donaglio, ora piantonato nell’ospedale di Mirano: «C’è una recrudescenza di fatti come quelli accaduti qualche giorno fa a Spinea e poi sabato fuori Mestre. Undici donne in poche settimane. Penso che chi è fragile perda il senso della vita e offra spazio all’emulazione ». Un altro funerale, ieri, a Oleggio (Novara): quello di Simona Melchionda, 25 anni, uccisa dal suo ex, il carabiniere Luca Sainaghi il 6 giugno e ritrovata solo il 3 luglio. Un funerale disperato, tragico. Sotto accusa ci sono soprattutto loro, gli uomini. «Sempre più uomini avvertono l’enorme divario tra sé stessi e la capacità di gestire il rapporto con una donna che sfugge alla propria capacità di conquista», spiega Vincenzo Mastronardi, esperto di Psicopatologia forense e docente alla Sapienza di Roma. Come correre ai ripari, come impedire altri lutti, altra disperazione? C’è la legge sullo stalking da far rispettare – e proprio ieri un rodigino di 39 anni è stato arrestato perché continuava a minacciare la sua ex. C’è la prevenzione. Una proposta concreta viene dalla Provincia di Torino, che ieri ha annunciato un ampliamento dei servizi dello Sportello telefonico per l’ascolto del disagio maschile, attivo dal 2009. Chi si rivolge allo Sportello potrà ricevere ascolto e sostegno e partecipare a gruppi di condivisione con l’obiettivo di prevenire la violenza. Una goccia nel mare. Ma forse, una vittima in meno.
Sabato la tragedia di Eleonora, 16 anni. Il suo ex le ha sparato e poi si è ammazzato
La pistola utilizzata dal killer di Eleonara Noventa, la studentessa di 16 anni uccisa domenica a Mestre (Ansa)
l’analisi/1
Paola Bassani
«Uomini troppo immaturi E la frustrazione fa il resto»
Un maschile molto fragile, che ha perso la capacità di contenere la sua aggressività; è severa la diagnosi della milanese Paola Bassani, psicologa e psicoterapeuta, grande esperta di relazioni di coppia.
Dottoressa Bassani, in che senso l’uomo oggi è 'fragile'?
Nel senso che è preso dalle voglie, dagli istinti, come se non riuscisse mai a crescere. Lo vediamo nei rapporti di coppia, come nei casi di questi giorni, in cui la fragilità esplode in episodi drammatici di totale mancato contenimento delle pulsioni aggressive.
Un maschio che non accetta il no...
È così. È come se la cosa più importante, oggi, fosse il rispondere alle proprie esigenze egocentriche. Anche l’altro deve conformarsi a questa esigenza; non c’è più la relazione come cosa buona in sé, ma come buona in quanto fa stare bene me. E solo me.
Ma perché ci sono così tanti uomini che vivono in questa eterna adolescenza?
Perché la società li ha fatti spostare sull’avere le cose, sul diventare qualcosa (e non sé stessi), sul mettere in mostra la propria capacità piuttosto che il proprio essere.
Insomma, essere lasciati da una donna
diventa uno smacco sociale?
Sì, è una grande frustrazione, una ferita alla propria virilità. È come se il bambino piccolo si sentisse abbandonato dalla madre. Questi uomini assassini sono rimasti bambini, hanno una sorta di attaccamento anomalo, patologico, con la donna-oggetto. L’adulto, infatti, è in grado di gestire un no e di elaborarlo, può attraversare la frustrazione senza sentirsene ucciso, annientato.
Chi o cosa può insegnare a una persona ad attraversare la frustrazione di un 'no', un abbandono, senza sentirsene distrutta?
Questo a che vedere con il modo in cui veniamo allenati, fin dall’infanzia, ad affrontare i no, a partire da quelli necessari, pronunciati da genitori sereni, che non si fanno ricattare dai capricci dei figli bambini. È come se noi adulti mettessimo dentro ai nostri figli abbastanza stima di sé per affrontare i no che inevitabilmente arriveranno, senza che se ne sentano rasi al suolo. E poi c’è un altro problema...
Oggi la donna è spesso mercificata, ridotta a cosa. Un corpo-oggetto da esibire come conquista e 'preda'. Dal momento in cui la donna diventa persona e si sottrae, è come se l’oggetto si animasse e dovesse essere nuovamente ridotto al silenzio, annullato, per rispondere ancora ai propri impulsi.
Antonella Mariani
l’analisi/2
Beppe Silvelli
«All’origine di tutto la violenza di una società che non educa»
O mia o di nessuno. Questo suggeriscono alcuni dei comportamenti omicida di questi giorni.
Ma che razza di amore è?
No, non si può parlare di amore – nega con forza Beppe Sivelli, psicologo e pricoterapeuta, presidente della rete di consultori familiari di ispirazione cristiana Ucipem –. Quando un uomo pensa di poter ottenere la fedeltà di una donna con la forza e con la violenza, denota una mancanza totale di rispetto nei suoi confronti. Il rispetto è vivere l’altro, come una persona diversa da sé, con i suoi pensieri e le sue idee e il suo modo di amare. In letteratura troviamo molte storie di amore e morte: Giulietta e Romeo, Tristano e Isotta, Orfeo ed Euridice.
Soprattutto in quest’ultima vicenda c’è l’uomo che non sopporta l’assenza dell’altra e che lei viva una vita autonoma. Quando la vede sfuggire, quando capisce che non esercita più il suo potere su di lei, la uccide involontariamente. La uccide perché la considera una sua proprietà, un oggetto, una sua appendice, non ne sopporta la mancanza.
Come possono esserci nella nostra società tanti uomini con questo senso del possesso così malato?
Parliamo di tanti Narcisi che non sopportano la ferita dell’abbandono, vivono il diniego d’amore come un oltraggio profondo, come se fossero stati privati di un proprio diritto. E l’orgoglio maschile li porta a uccidere il loro oggetto d’amore, inseguendo la propria immagine di onnipotenza. Quando una persona reagisce con queste modalità distruttive nei confronti dell’altro, parliamo ovviamente di situazioni patologiche, di aspetti psicopatici, perché l’amore è vita e questo invece è morte. L’amore crea, questo distrugge. L’amore è libertà, vuole il bene dell’altro, non certo la sua morte.
Diceva che sono situazioni patologiche. E da dove nascono?
Be’, la nostra è una società in cui sembra che ognuno possa fare tutto ciò che vuole. Una società in cui non c’è più rispetto dell’altro e con la forza e il potere si pensa di poter ottenere ciò che si desidera. Una società in cui l’altro è vissuto spesso come una appendice di un altro, un possesso, uno schiavo. Per imparare a sopportare gli insuccessi, le delusioni, i fallimenti, ci vuole una personalità adulta e
Viviamo in una società violenta, dunque, che non educa a gestire gli insuccessi?
Il proliferare di queste esplosioni folli di aggressività lo prova. Ma la violenza è dentro ciascuno di noi. Dobbiamo riuscire a ricreare una società un po’ più mite, meno basata su quella logica perversa che è 'mors tua, vita mea'.
(A.Ma.)
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