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21 febbraio 2013 4 21 /02 /febbraio /2013 23:06
INCHIESTA 4/ La terapia del tortello: rinascere stando ai fornelli
Ecco come comprarne i prodotti

REGGIO EMILIA (21 febbraio 2013) - Nel laboratorio artigianale della cooperativa Perla diverse ragazze abbigliate con cuffie e grembiuloni candidi lavorano alacremente: tirano la sfoglia, stendono le strisce giallo-oro su enormi taglieri e distribuiscono il ripieno con precisione millimetrica sotto la severa supervisione di alcune “rezdore” armate di mestoli. Nello stanzone inondato di luce e di profumi (che per un reggiano sono sinonimo di casa e festa) producono migliaia di tortelli e capelletti al giorno, buonissimi, che finiscono insieme a dolci fragranti sulle tavole di alcuni refettori parrocchiali, nella lista dei prodotti del Gas (gruppo di acquisto solidale) di Reggio e nei frigoriferi di alcuni ristoranti.
Le giovani cuoche – italiane e non – fino a pochi mesi fa si trovavano in una situazione di sbando totale. Disperate perché incinte e senza un soldo in tasca; sbattute fuori di casa da mariti violenti; clandestine sfruttate dal racket; o semplicemente ragazze troppo giovani per essere capaci di prendersi cura di un bambino… Tutte sono finite a chiedere aiuto in una parrocchia, o sono state intercettate dai servizi sociali, oppure hanno incontrato un medico che le ha indirizzate in via Veneri 4. Qui, dopo aver parlato con gli operatori del Cav e del Gruppo “Madre Teresa”, hanno stretto un patto durissimo da rispettare: hanno fatto una scommessa su se stesse, sulla possibilità di risalire la china, di farcela ad essere felici e “normali” insieme ai loro bimbi.
«Vengono a frotte a chiedere sostegno – spiegano Daniela Melli con il presidente Orlandini – Noi spieghiamo l’importanza e la gioia di essere mamma, pur lasciandole libere di scegliere. Spieghiamo i loro diritti e che la gravidanza non è una malattia, anche se l’aborto nella nostra società sembra la scelta più semplice. Le orientiamo. Se la situazione è molto critica (ad esempio, con la ragazza ci sono già bimbi), attiviamo le Case che sono anche comunità educative. Nelle due strutture di prima accoglienza sono presenti educatori 24 ore al giorno. A Rivalta e Cogruzzo si fa un lavoro notevole di gestione: spesso si deve insegnare alle donne anche a relazionarsi con le altre, perché la convivenza porta alla luce l’aggressività legata a vissuti particolarmente tosti. L’educatrice diventa una sorella maggiore, oltre ad un raccordo con i servizi sociali». Accanto allo staff, una rete di volontari fa sentire meno sole le ospiti: 15 famiglie e 50 persone che partecipano alla loro vita delle e fanno accoglienza a casa propria dei bimbi. Il passaggio successivo è quello della semi-autonomia, in alloggi protetti. 
L’aspetto di vita comunitaria ha un ruolo molto importante: le donne devono cucinare a turno per tutte le altre, mediando sulle esigenze altrui, imparando a organizzare la refezione e a rispettare gli orari. Osservando quanto terapeutica fosse questa attività (tradizionalmente femminile e dunque ben accetta della maggioranza delle ospiti), “Madre Teresa” ha deciso di dar vita al laboratorio “Maninpasta” e alla coop La Perla. Per garantire uno stage formativo ad una madre, basta sottoscrivere in via Veneri 100 “buone azioni”: costano 50 euro l’una, deducibili.

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